Leggende Di Earthsea by Ursula K. Le Guin

Leggende Di Earthsea by Ursula K. Le Guin

autore:Ursula K. Le Guin [Guin, Ursula K. Le]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-07-24T20:39:09.911761+00:00


— È un dono raro, sapere dove si deve essere, prima di essere stati in tutti i posti dove non è necessario trovarsi. Bene, mandami uno studente di tanto in tanto. Roke ha bisogno della magia gontiana. Penso che stiamo trascurando delle cose, qui, cose che vale la pena di conoscere...

Dulse aveva mandato degli studenti alla scuola, tre o quattro bravi ragazzi portati per diversi tipi di arte; ma quello che Nemmerle aspettava, era arrivato e ripartito di sua spontanea volontà, e Dulse non sapeva cosa pensassero di lui a Roke. E Silenzio, naturalmente, non lo diceva. Era evidente che là, in due o tre anni, aveva imparato quello che certi ragazzi imparavano in sei o sette anni e che molti non imparavano mai. Per lui era stato solo uno studio preparatorio per impossessarsi dei fondamenti.

— Perché non sei venuto prima da me? — gli aveva chiesto il mago. — In seguito saresti potuto andare a Roke a perfezionarti, no?

— Non volevo farti perdere tempo.

— Nemmerle sapeva che saresti venuto a lavorare con me?

Silenzio scosse il capo.

— Se ti fossi degnato di informarlo delle tue intenzioni, forse mi avrebbe inviato un messaggio.

Silenzio parve colpito. — Eravate amici?

Dulse fece una pausa. — Era il mio maestro. Forse sarebbe stato mio amico, se io fossi rimasto a Roke. I maghi hanno amici? Non più di quanto abbiano mogli o figli, immagino... Una volta Nemmerle mi ha detto che nel nostro mestiere può ritenersi fortunato chi trova qualcuno con cui parlare... Tienilo a mente. Se sarai fortunato, un giorno dovrai aprire la bocca.

Silenzio piegò la testa arruffata cogitabonda.

— Se non sarà bloccata dalla ruggine — soggiunse Dulse.

— Se mi chiederai di farlo, parlerò — disse il giovane, così zelante, così pronto a rinnegare la propria natura su richiesta di Dulse, che il mago non poté non ridere.

— Ti ho chiesto di non parlare — disse. — E non si tratta di una mia necessità. Io parlo abbastanza per due. Non preoccuparti. Saprai cosa dire quando sarà il momento. Questa è l'arte, no? Cosa dire, e quando dirlo. E il resto è silenzio.

Il giovane dormì su un pagliericcio sotto la piccola finestra a ovest per tre anni. Imparò la magia, diede da mangiare ai polli, munse la vacca. Una volta, suggerì a Dulse di tenere delle capre. Non proferiva verbo da una settimana, una fredda e piovosa settimana autunnale. Disse: — Potresti tenere qualche capra.

Dulse aveva aperto sul tavolo il grosso libro di scienza. Stava cercando di ritessere uno degli Incantesimi di Acastan, spezzati e privati di potere dalle Emanazioni di Fundaur secoli addietro. Aveva appena cominciato a farsi un'idea della parola mancante che avrebbe potuto colmare una delle lacune, l'aveva quasi intuita, e... — Potresti tenere qualche capra — esordì Silenzio.

Il mago si considerava un uomo loquace, impaziente, irascibile. La necessità di non imprecare era stata un peso per lui in gioventù, e per trent'anni l'imbecillità di apprendisti, clienti, vacche, e polli, lo aveva messo a dura prova. Apprendisti e clienti temevano la sua lingua tagliente, anche se vacche e polli non badavano ai suoi scatti.



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